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Donne in gioco, il banco vince sempre il pubblico no

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È finita ieri la mini serie “Donne in gioco” e dire che ha deluso è dire poco. Michelle Bonev ha voluto fare banco con questa fiction: sceneggiatrice, regista, produttrice e interprete… e ha perso.

La storia affrontava un tema importante e nuovo, un argomento oscuro e misterioso: il gioco d’azzardo patologico. Un disturbo del comportamento che viene ignorato dai più, che spesso non viene considerato nemmeno una malattia, ma che in medicina è trattato alla stregua della dipendenza da sostanze stupefacenti.

Ed è anche un problema diffuso, visto che i dati dicono siano più di un milione  e mezzo gli italiani dipendenti. Il film ha quindi un tema complesso, che viene trattato con personaggi senza spessore, senza contare che, come  la Bonev stessa afferma, il film si vanta anche di proporre una soluzione al problema che più semplicistica e fuorviante non si può: l’amore.

Per tutti questi motivi “Donne in gioco” poteva essere una fiction nuova e interessante e invece si rivela un poliziesco prevedibile e un melò insapore.

A dire il vero le stesse critiche erano state rivolte anche al primo film della Bonev “Goodbye Mama” ma, visto che era stato comunque premiato a Venezia, avrà giustamente pensato alle solite malelingue della critica.

E a costo di rientrare in questa categoria non possiamo astenerci dal commento: chi ha puntato il proprio telecomando su donne in gioco ha perso l’occasione di cambiare canale.

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