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Il Delitto di Via Poma, conferenza stampa: le dichiarazioni di Scheri e Valsecchi

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Il delitto di Via Poma diventa film tv e andrà in onda martedì prossimo in prima serata su Canale 5. In realtà Mediaset avrebbe voluto trasmetterlo il 23 novembre, ma la difesa di Raniero Busco (condannato a 24 anni in primo grado per l’omicidio di Simonetta Cesaroni) si è rivolta al tribunale civile con l’obiezione di una possibile influenza sui giudici popolari, visto che il processo d’appello sarebbe cominciato il giorno dopo. Così il Biscione ha posticipato la messa in onda del film che racconta il delitto avvenuto il 7 agosto del 1990, per il quale non si è ancora fatta chiarezza definitiva. Silvio Orlando interpreta l’ispettore capo Niccolò Montella, Giulia Bevilacqua la sorella di Simonetta, Paola. Ecco le dichiarazioni durante la conferenza stampa di ieri rilasciate da Giancarlo Scheri, direttore della fiction di Mediaset, da Roberto Faenza, regista e sceneggiatore e da Pietro Valsecchi, produttore Taodue.

Giancarlo Scheri

Sulla messa in onda proprio il giorno successivo alla seconda udienza del processo di appello a Raniero Busco:

Il film era pronto e noi volevamo i riflettori accesi: crediamo sia un obbligo, anche nelle tv commerciali, raccontare storie come questa  (Corriere della Sera)

E’ un modo per essere sul pezzo. In America fanno gli instant-movie, più vicini possibile a quello che succede. (Libero)

Roberto Faenza

Sul coinvolgimento di Paola Cesaroni, la sorella della vittima:

Paola non ha mai voluto incontrare la stampa. Forse ha creduto un po’ al nostro curriculum e alla nostra buona fede e ci ha raccontato cose inedite. Noi abbiamo un’arma in più perché abbiamo una visione a 360 gradi ch i giudici perché loro si sono concentrati su Brusco, noi abbiamo guardato intorno. (La Stampa)

Le ho chiesto come reagirebbe all’assoluzione di Busco e lei mi ha risposto: “Vorrebbe dire che si sono sbagliati un’altra volta. Paola ci ha raccontato un aspetto che non conoscevamo, il dolore della famiglia  (Corriere della Sera)

Pietro Valsecchi

In merito al delitto e alla vicenda giudiziaria, la sensazione del produttore è:

Di un grande pasticcio. Perché se c’è un colpevole è chi non ha svolto bene l’indagine. Noi abbiamo rappresentato un giallo dove ogni interprete ha una sua verità e racconta una mezza verità. Ognuno ha una ragione per mentire, per nascondere qualcosa, una fattura inevasa, un amante, un’immagine da preservare. E’ come se andassimo a dipanare un’intricata matassa piena di nodi che nel tempo si sono aggrovigliati. Il sentimento è quello di allora. Io ricordo quei giorni d’estate, abitavo poco distante. (La Stampa)

Sul figlio di Pietrino Vanacore, il portiere per molti anni accusato del delitto e poi suicidatosi, Mario, il quale s’è sempre detto contrario alla realizzazione del film:

Questo ragazzo non l’ho mai incontrato e mai pagato, non capisco chi possa dire queste cattiverie, lui ha veramente avuto la famiglia distrutta. Dal canto nostro noi abbiamo raccontato una storia di cui si parla molto sui giornali e in tv, abbiamo ascoltato gli avvocati e poi Paola Cesaroni, la sorella che non ha rancori ma vuole il nome di chi le ha ammazzato la sorella e ha portato alla morte prematura suo padre. Coloro che vorranno seguire la nostra storia capiranno come la pensiamo. Di certo quel 7 agosto 1990, nella stanza del delitto erano in due. (La Stampa)

 

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